
I GAL del Veneto al fianco dell’agricoltura
Necessario mantenere le politiche su misura per l’agricoltura e i territori rurali
Forte perplessità tra gli operatori dei territori rurali, in particolare da parte dei nove GAL (Gruppi di Azione Locale) del Veneto, attivi da anni nello sviluppo locale partecipativo delle aree più svantaggiate, in merito alla proposta della Commissione europea per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2028–2034, presentata nei giorni scorsi.
Questa prevede una dotazione complessiva di quasi 2.000 miliardi di euro ma la novità più rilevante riguarda la fusione della Politica Agricola Comune (PAC) e della Politica di Coesione in un unico strumento di programmazione nazionale, con l’obiettivo di semplificare le procedure e aumentare la flessibilità di intervento.
“Siamo a fianco al mondo dell’agricoltura, un settore che conosciamo profondamente perché attraversa in maniera totale la maggior parte delle compagini sociali dei nostri GAL – sottolinea Agostino Bonomo, presidente del GAL Montagna Vicentina e referente del coordinamento dei nove GAL veneti. “Vogliamo esprimere il nostro disappunto rispetto al nuovo quadro finanziario pluriennale 2028-2034 presentato, con l’accorpamento delle risorse per lo sviluppo rurale in un fondo unico. Non è questo il momento migliore, tra crisi internazionali e guerre in atto, per accorpare le Politiche di Coesione con la PAC equiparando l’agricoltura a tutti gli altri comparti dell’economia e del libero mercato, facendo peraltro in questo modo decadere quelli che erano gli elementi fondanti del 1962.”
La trasformazione dei numerosi programmi regionali e settoriali in un unico piano nazionale potrebbe comportare, secondo i GAL veneti, una perdita di specificità e flessibilità nell’utilizzo delle risorse, con il rischio che i fondi vengano dirottati su altre priorità. Infatti ciò che differenzia i GAL è l’iperspecializzazione e la profonda conoscenza dei territori rurali, che rappresentano complessivamente oltre l’80% delle zone rurali europee, ospitando 137 milioni di persone, quasi il 30% della popolazione dell’UE, perché, proprio per la loro natura, interagiscono con tutti gli attori, pubblici e privati, interpretando ed analizzando da sempre bisogni e necessità. Questa iperspecializzazione e la salvaguardia del territorio rappresentano un valore aggiunto determinante che però, con le riforme che si vogliono mettere in atto, rischiano di perdere efficacia.
“C’è il concreto rischio che la centralizzazione delle risorse finisca per allontanare i fondi dalle comunità locali, riducendo l’efficacia degli interventi e acuendo le diseguaglianze territoriali. I GAL rappresentano una realtà consolidata e radicata, che garantisce il contatto diretto con i bisogni dei cittadini e delle imprese nelle aree rurali”.
Conclude infine Bonomo che “Semplificare non può significare accorpare senza distinzione. Serve un equilibrio che tuteli i territori e mantenga il ruolo centrale dei GAL nello sviluppo rurale”.