Altre Stagioni – La Montagna e le Sfide del Presente: le interviste ai relatori
Il convegno “Altre Stagioni – La Montagna e le sfide del presente” del 29 novembre promosso dal GAL Montagna Vicentina e UNCEM Veneto ha fornito non solo una visione strategica sul futuro dei territori montani, ma anche dati concreti e strumenti operativi per realizzare il cambiamento. Gli interventi del prof. Mauro Varotto, professore associato di Geografia e Geografia culturale all’Università di Padova e della dott.ssa Rosa Scarpino, funzionaria di Confcooperative Vicenza, hanno delineato chiaramente come il fenomeno del “ritorno alla montagna” stia prendendo piede e quali forme innovative e di cooperazione lo possano sostenere.
In apertura il Prof. Mauro Varotto ha ricordato un dato estremamente incoraggiante: il rapporto UNCEM 2025 conferma che vi sono stati 100.000 nuovi ingressi nelle aree montane, più precisamente nel Nord Appennino evidenziando una crescita media delle popolazioni. Dal rapporto emerge che il tasso migratorio nel 2013 era interno alle montagne mentre nell’anno 2023, periodo post covid, si è verificato un incremento dall’esterno verso i territori montani. Questo dato conferma che la popolazione considera la montagna come un territorio non solo di passaggio, ma anche un luogo dove restare a vivere. Ad oggi il 70% dei comuni montani a livello nazionale registrano un saldo migratorio positivo, con popolazione in ingresso dalla pianura. Un esempio vicino a noi è il Comune di Posina, che negli ultimi cinque anni monitora dati migratori costantemente positivi.
Collegato a questo tema, il professore ha illustrato alcune dinamiche di movimento da tenere in considerazione, definendole “baricentro“: si ha un baricentro basso quando i finti residenti mantengono un legame fiscale con il luogo d’origine. Per baricentro intermedio si intende che la popolazione che risiede stabilmente utilizza nuove modalità di lavoro come lo smart working per non spostarsi. Infine per baricentro verso l’alto si intende che i nuovi residenti trasferiscono il loro domicilio in territori montani per l’avvio di progetti e attività future.
Questi e altri risultati analizzati nel corso della mattinata confermano che i territori sono in movimento. Varotto ha portato la metafora dell’INNESTO per descrivere il tema chiave di questo periodo storico: la relazione tra chi è nato in montagna (montanaro) e chi vi arriva (foresto), un “trasferimento di linfa” che porta con sé nuova memoria e linfa vitale. Tre sono le sfide cruciali che indica necessarie per mantenere questa continuità: l’innovazione e cambio di narrazione; la cooperazione per inserire nuove idee di comunità nella sfida tra individuo e collettività e l’economia della cura nei confronti delle persone più fragili.
Oltre all’intervento del prof. Varotto riportiamo i punti salienti del contributo ai lavori della mattinata da parte della dott.ssa Rosa Scarpino che ha approfondito il significato di “abitare” nei contesti montani, definendo l’Habitat come “l’ambiente fisico e sociale in cui una comunità vive e che include non solo gli spazi, ma anche le norme culturali che garantiscono una elevata qualità della vita”. Abitare, dunque, non significa solo casa, ma anche lavoro, benessere, salute e identità.
Si possono distinguere vari elementi chiave della sua narrazione. Innanzitutto il ruolo storico e il futuro della cooperazione: nelle aree montane, l’abitare ha da sempre avuto un significato cooperativo, ma oggi tale concetto si arricchisce di nuove proposte di comunità. Il risultato è la nascita di Cooperative di Comunità, le quali rappresentano uno strumento necessario per sviluppare e rigenerare territori fragili. Questa forma di cooperazione, la cui definizione è sancita dalla L.R. del 12 agosto 2025 è caratterizzata da scambi mutualistici plurimi ed economie integrate, realizzando un vero e proprio welfare generato dal basso.
Infine Scarpino ha riportato alcuni dati nazionali e regionali: a livello nazionale si contano già 300 Cooperative di Comunità (circa 200 solo in Confcooperative Habitat). Mentre a livello Regionale, Belluno è il capofila con la prima cooperativa di Comunità “Alberi di Mango” e la seconda “Cooperativa Anguana“ si trova a Posina, confermando come la cooperazione tra persone possa portare alla realizzazione di un benessere collettivo.
La sfida finale, come sottolineato da Scarpino, è l’auto-sostenibilità: mantenere ciò che è stato realizzato e i rapporti instaurati tra i diversi enti, ampliando costantemente la rete di dialogo e partecipazione.