Laghi è un comune italiano di 121 abitanti della provincia di Vicenza in Veneto, situato nella Val di Ferro, tributaria della Bassa Valle del Posina, nelle Prealpi Venete. Per numero di abitanti, è il più piccolo della Regione. Il nome deriva da due piccoli laghetti presenti proprio al centro del paese, circondato da una miriade di piccole contrade e casolari solitari distribuiti tra il fondovalle e le pendici delle montagne. Spesso queste sono incorniciate da scenari stupendi, come Molini, Menara o Cavallaro, che si stagliano contro il massiccio del Pasubio.

I primi insediamenti umani avvennero intorno al Mille: da allora a poco a poco le terre migliori vennero strappate ai boschi e trasformate in pascoli. Nel XII secolo, alla gente venuta dal sud si unirono boscaioli e minatori emigrati con le loro famiglie dalla Germania. Dell’antico idioma germanico rimane traccia nei toponimi (Gamonda, Roteche, Cruzzi, Laita, Groba, Trenca, Binchele, Dunfe), nei cognomi (Mogentale, Brunello, Peterlin, Rader, Leder) e in alcuni vocaboli del dialetto locale (finco, ripa, greppia, trincare).

Allo scoppio della Grande Guerra, Laghi venne a trovarsi a ridosso del fronte: il 18 maggio 1916, quando l’esercito austriaco tentò con la Strafexpedition di invadere il Veneto, la popolazione dovette evacuare improvvisamente, portando con sé solo poche cose e spostandosi in pianura a Montegalda e Longare. Il ritorno al paese distrutto avvenne nella primavera del 1919 e subito cominciò la difficile opera di ricostruzione e di recupero, seguita ancora da lunghi anni di miseria e di emigrazione, in particolare verso Sudafrica, Argentina, Brasile e Australia. Fu – stando a quanto scriveva nel 1981 don Pietro Ruaro parroco di Laghi – un esodo di grandi dimensioni, mai interrotto nell’arco di mezzo secolo; infatti “nel 1922 l’anagrafe parrocchiale contava circa 1300 persone residenti, mentre nel 1985 in tutte le parrocchie, comprendente anche una frazione di Arsiero, ne sono rimaste circa 230 effettive”.

Come nella Prima Guerra Mondiale, anche durante la Seconda Laghi diede il suo contributo di sangue: dopo l’8 settembre tutta la montagna divenne zona partigiana, esposta a terribili rappresaglie dei tedeschi, che non esitavano a fucilare chi li ostacolava e ad incendiare casolari e contrade, come avvenne anche a Laghi. Alla fine del conflitto ripresero le speranze, ma ancora una volta l’unica risorsa fu l’emigrazione, spesso clandestina, verso i paesi d’Europa dove era già in atto la ricostruzione, verso le Americhe e l’Australia; solo una piccola parte della popolazione giovane rimase in paese.